CAPITOLO 3 e CAPITOLO 4
Il Renderer
Una volta incuriositi per bene dal morbido approccio che l'autore ha scelto di adottare per i primi due capitoli, ci ritroviamo direttamente catapultati nel cuore di VRay: il suo renderer.
Dopo una sintetica e puntuale descrizione del Frame Buffer e dei Global Switches, il paragrafo dedicato al VRay: Image sampler, apre argomentando i principi generali dell'antialiasing, descrivendo in un secondo momento i sistemi di campionamento utilizzati da VRay, confrontandoli in una serie molto accurata di test, focalizzando l'attenzione sulla maggior efficacia di un metodo rispetto all'altro in determinate situazioni. La stessa attenzione viene dedicata ai filtri, dalle cui analisi emergono aspetti molto interessanti, soprattutto per quanto concerne i tempi di rendering.
Fig. 05 - L'antialiasing è uno degli aspetti più macroscopici negli effetti di un rendering. Raggiungere il miglior compromesso tra qualità e velocità richiede molta applicazione e confidenza con i parametri. La guida, attraverso test illustrati, analizza sinotticamente moltissime situazioni. L'immagine si riferisce a varie situazioni di undersampling dell'Adaptive Subdivision Sampler.
Il paragrafo dedicato al VRay: Indirect Illumination conferma la preparazione e l'elevato grado di interesse di Francesco Legrenzi per un argomento di fondamentale importanza per qualsiasi utilizzatore, a prescindere dal campo di applicazione prescelto per il renderer. Dopo una breve premessa storica finalizzata a descrivere i principi di base della global illumination, l'autore passa a descrivere in modo puntuale tutti i metodi di calcolo di VRay, analizzandoli singolarmente ed in combinazione tra loro con test molto specifici. Ogni esempio dimostra il proprio risultato senza trascurare i presupposti teorici che ne stanno alla base, con costanti rimandi a vantaggi e svantaggi sintetizzati secondo differenti classificazioni.
Fig. 06 - Questa immagine risulterà familiare agli utenti di treddi.com. È infatti ritratta la scena utilizzata da Francesco Legrenzi (cecofuli) per un tutorial sulla Irradiance Map, tuttora presente nella sezione dedicata del forum. Amarcord.
Non occorre rivolgersi all'Istat per evincere che la maggior parte degli utilizzatori di VRay impiega il renderer della Chaos Group in ambito architettonico. Una sterminata massa di architetti, ingegneri e designer quotidianamente preme F9 senza sapere realmente quello che fa. Se il livello medio delle visualizzazioni è salito molto, ciò è principalmente imputabile al fatto che i motori di rendering riescono a produrre buoni effetti di GI e resa cromatica anche con i parametri di default, piuttosto che ad una reale padronanza di mezzi dell'operatore. Un apprendimento puntuale dei singoli parametri è fondamentale per risolvere situazioni complesse secondo le tempistiche realmente compatibili con la produzione, contesto ben differente dalla sperimentazione individuale.
La Guida Completa interviene come supporto in ogni aspetto della produzione architettonica. Scene di interni ed esterni vengono analizzate per capire quali sono le caratteristiche delle varie combinazioni tra i metodi di calcolo della GI, che si tratti di una semplice immagine statica o di un'animazione, per cui vengono suggerite diverse accortezze atte a risolvere e a gestire consapevolmente i problemi relativi ai tempi di calcolo e al fenomeno del flickering.
Fig. 07 - Molto spesso il metodo di associazione IM+LC risulta il più conveniente in termini di qualità/tempo di rendering. Tuttavia in situazioni particolari, altri metodi possono garantire dei risultati preferibili. È quindi determinante ragionare per obiettivi ogni volta che si procede ad impostare una scena per il rendering.
Dopo la full immersion sulla Indirect illumination, giriamo pagina e cambiamo capitolo. Ad accoglierci troviamo argomenti meno impegnativi dal punto di vista dell'argomentazione, ma comunque molto importanti per la configurazione di una scena, quali il VRay: Environment e il VRay: rQMC Sampler, intervallati dal VRay: Caustics. Paragrafi efficaci nell'esposizione, che danno al lettore una sensazione di quiete prima della tempesta, presto scatenata dal VRay: Color Mapping.
Fig. 08 - Il confronto tra varie metodologie di utilizzo dell'Environment proprietario di VRay mette in risalto aspetti operativi piuttosto interessanti, che pongono l'attenzione su questioni spesso sottovalutate. Si noti ad esempio la differenza in termini di tempi di rendering tra le due immagini HDRI utilizzate in questo test sulla generazione della GI.
Fig. 09 - Un test riguardante le caustiche proprietarie di VRay.
Fig. 10 - Nell'immagine vediamo una sintesi con le situazioni derivate al variare del parametro Adaptive amount, presente nel rollout VRay:rQMC Sampler. Questa parte della guida cita aneddoti molto curiosi sull'algoritmo Monte Carlo, il cui utilizzo è tanto diffuso quanto trascurate sono le sue origini.
Citando testualmente un passo della Guida Completa, ricordiamo come “Il motivo della presenza di vari metodi di color mapping all'interno di VRay è quello di poter modificare i render come avviene per una normale macchina fotografica”. L'autore realizza così un'ampia premessa relativa alle immagini a virgola mobile, alla luce e alla colorimetria. I contributi sulla percezione lineare e non lineare, le caratteristiche degli spazi colore in digitale e dei profili ICC sono fondamentali per poter padroneggiare qualsiasi aspetto della produzione. Questi contenuti vengono spesso dati per scontati o comunque ignorati in molte trattazioni, per il fatto di costituire argomenti di per sé non inerenti al fatto specifico, ma generalizzabili a qualsiasi produzione grafica.
La scelta di fornire un ampio supporto sulla gestione del colore in digitale appare col preciso scopo di fornire anche all'utente meno esperto tutti gli strumenti necessari per comprendere i principi alla base del Linear Work Flow e più in generale per percepire cosa varia quando si modificano i parametri di intensità e gamma nel VRay: Color mapping.
Questo contributo, vista la complessità dell'argomento, risulta essere tra i più utili della Guida Completa. Soprattutto per l'utente più attento, che non si accontenta di una buona resa, ma vuole acquisire i mezzi per una gestione davvero corretta del colore.
Fig. 11 - In questo caso vengono espressi visivamente i concetti di linearità in acquisizione e non linearità in trasferimento da parte di una fotocamera,. Il fenomeno in questo caso è descritto mediante le curve di Adobe Photoshop. La gestione del colore è un argomento tradizionalmente spinoso per i neofiti o per chi, anche da molto tempo, realizza rendering senza avere delle compiute basi di teoria del colore in digitale. La Guida Completa cerca di facilitarne il più possibile la comprensione.
Fig. 12 - Confronto tra due modalità del color mapping di VRay: Gamma correction e Intensity gamma, in cui viene messo in risalto come il secondo metodo sia finalizzato a preservare i colore originale dei modelli.
L'interminabile trattazione relativa al renderer giunge così al termine, ma non prima di aver puntualmente analizzato la VRay: Camera, il VRay: Displacement e il VRay: System. Anche in questo caso, sono presenti approfondimenti che esulano dalla freddezza dei parametri in senso stretto. Risultano particolarmente utili le parti in cui vengono descritte le proprietà per cui VRay impiega la ram di sistema, dotando il lettore di quelle conoscenze indispensabili per gestire le proprie scene, ottimizzando i tempi di rendering senza incorrere in problemi dovuti ad insufficienza di memoria.
Fig. 13 - Particolare attenzione è dedicata a parametri spesso e volentieri trascurati dall'utilizzatore medio, quelli relativi al rollout VRay: Camera. In questo caso viene preso in esame il parametro Height.
Fig. 14 - Le feature del displacement proprietario di VRay comprendono diversi aspetti che possono potenziare e semplificare notevolmente l'utilizzo di questa funzione spesso irrinunciabile. Tra questi c'è la possibilità di stabilire correttamente l'altezza fisica del displace in base ad ad una formula contenente una costante K, derivabile dalla tabella ritratta.
Fig. 15 - Esemplificazione grafica, ricostruita dall'autore, del parametro di sistema Min Leaf, sulla base dei dati presenti nel VRay message. La corretta gestione dei parametri Max Tree e Min Leaf può risolvere non pochi problemi relativi all'impiego di risorse di sistema.